Yehudà Sommo Portaleone (Sh’aàr Ariè)
Rabbì Yehudà Sommo Portaleone (Sh’aàr Ariè) nasce a Mantova nella prima metà del XVI secolo (intorno al 1525).
Conosciuto con il nome italiano Leone Ebreo fu allievo di Rabbì David Provenzali.
Oltre alla profonda preparazione, nel campo delle discipline ebraiche, era molto versato nella letteratura italiana e fu fecondo scrittore di commedie teatrali, soprattutto drammatiche. In lingua italiana ha scritto un lavoro sull’arte della presentazione delle commedie, che fu per lungo tempo considerato un libro di vitale importanza.
Molte commedie, di carattere pastorale, e molte poesie, tra le quali si notano alcuni salmi, sullo stile di quelli davidici, tradotti in poesia rimata, sono ancora inediti.
In base all’opera del Margaliot “Toledot Ghedolè Israel” si rileva che molte delle commedie e delle poesie, che giacevano inedite nella Biblioteca universitaria di Torino, sono andate purtroppo perdute, a causa di un incendio, avvenuto nel 1904, mentre solo una parte di essa è riuscita a salvarsi ed essere stampata.
Ci rimangono però alcuni scritti in lingua ebraica: una Commedia, dal titolo “Zachut Bedichutà de Kiddushìn” (commedia del matrimonio), in prosa, in tutto analoga alla commedia cinquecentesca “Marot ha-Zoveot”, un articolo sull’arte di scrivere ed in fine un ultimo lavoro “Maghen Nashim” (il difensore delle donne), in favore delle donne, che dedicò a Channà Rieti.
(bibliografia N. Pavoncello – Letteratura Ebraica in Italia 1963)
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