Rabbini

22 Heshvan 5785

Itzchàk Chizkiyà Refa’èl Chayìm Lampronti

Rabbì Itzchàk Chizkiyà Refa’èl Chayìm Lampronti, nasce nel 1679 da una ricca famiglia turca trasferitasi a Ferrara una settantina d’anni prima. All’età di sei anni rimase orfano di padre, ma sua madre riuscì a fornirgli il meglio dello studio ebraico e generale. Dapprima studiò presso i Rabbini della sua città, poi fu inviato a studiare a Lugo di Romagna, presso Rabbì Manòach Tranquillo Provenzali. Si recò successivamente a Padova, dove studiò medicina nell’università locale, continuando peraltro i suoi studi ebraici con Rabbì Itzchàk Coen Cantarini, anch’egli medico.

Completati gli studi di medicina, il Lampronti si recò a Mantova per studiare Torah presso Rabbì Yehudà Briel, che era considerato il più eminente Rabbino italiano dell’epoca. All’età di ventidue anni tornò a Ferrara, dove si stabilì. Dapprima si occupò di medicina, ma nel 1710 fu insignito del titolo rabbinico e nel 1743 divenne Rabbino Capo di Ferrara e direttore della locale Yeshivà superiore.

La sua principale preoccupazione come Rabbino fu l’incremento della pubblica diffusione della Torah, istituendo un Midràsh per permettere agli adulti a qualunque livello di conoscenza di studiare in qualunque momento della giornata. Ogni sera in casa sua si radunavano le persone più disparate, alle quali insegnava Torah e Halakhà. Anche come medico fu estremamente popolare fra Ebrei e non Ebrei; soleva svolgere le visite private alle prime ore della giornata, girando per le vie prima dell’alba con una lanterna in mano. Questa sua attività indefessa la proseguì fino alla più tarda età, aiutato anche da suo figlio Salomone e dai suoi allievi.

La Yeshivà superiore di Ferrara era ai suoi tempi uno degli istituti più prestigiosi d’Italia. Il Lampronti la rese ancora più importante apportando una semplice innovazione: la pubblicazione man mano delle ricerche halakhiche dei suoi allievi più dotati. La raccolta, intitolata “Bikkurè Qatzìr”, è formata da tre parti: la prima, “Re’shìt Bikkurè Katzìr”, curata dal Rabbino e poeta Ya‘akòv Dani’èl Olmo, la seconda, “Toséfet Bikkurè Katzìr”, curata da Rabbì Pinechàs Chay Anau, la terza, “ ‘Ittur Bikkurè Katzìr”, a cura di Rabbì Itzchàk Chay Norzi.

Tuttavia l’opera maggiore del Lampronti rimane il “Pàchad Itzchàk”, la prima e più famosa enciclopedia di Halakhà, nella quale per ogni voce riporta tutte le fonti, da quelle scritturali fino agli ultimi responsi dei suoi contemporanei. Cominciò a stamparlo nei suoi ultimi anni di vita, e fece in tempo a vederne solo qualche volume; la cura della stampa fu proseguita da vari Rabbini, ma gli ultimi volumi apparvero solo centotrentotto anni dopo l’uscita del primo volume.

Alcuni suoi responsi compaiono nei libri di suoi contemporanei (come il “Shémesh Tzedaqà” di Rabbì Shimshòn Morpurgo), altri sono ancora manoscritti. Risultano dispersi dodici volumi manoscritti che contenevano i suoi discorsi, molti dei quali in italiano.

Itzchàk Lampronti morì a Ferrara nel 1756. Il luogo della sua sepoltura è ignoto, perché pochi mesi prima della sua fine l’Inquisizione aveva vietato che le tombe ebraiche fossero contrassegnate da lapidi

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