Davìd Netto (o Nieto)
Rabbì Davìd Netto (o Nieto), nacque a Venezia nel 1654, e ricevette una vasta formazione culturale e religiosa. Oltre alle sue conoscenze di letteratura ebraica, era esperto anche nella maggior parte delle scienze della sua epoca, quali matematica, ingegneria, filosofia e medicina. Inizialmente operò come Dayàn (Giudice), oratore e medico a Livorno, dove compose in italiano la sua “Pasqualogia”, nella quale confrontava il metodo per fissare la Pasqua cristiana con quello per fissare Pésach, dimostrando gli errori di calcolo dei Cristiani. In Elùl 1701 fu nominato Rabbino della Comunità sefardita di Londra, al posto di Rabbì Shelomò Ailion. Mantenne questa carica fino alla morte, ventisette anni dopo.
La sua opera principale è “Mattè Dan” (Londra 1714), una specie di prosecuzione del “Kuzarì” di Rabbì Yehudà Ha-Levì nella quale difende la tradizione rabbinica dagli attacchi dei Caraiti e degli eretici. Il libro fu pubblicato simultaneamente in ebraico ed in spagnolo.
Altra opera importante, anch’essa sotto forma di dibattito, fu “Esh Dat” (Londra 1715), contro il sabbatiano Nechemyà Hayun. Rabbì Davìd vedeva nel sabbatianesimo un pericolo per l’Ebraismo tradizionale. Anche questo libro uscì bilingue. Pubblicò anche responsi, alcuni dei quali sono nella raccolta “Perì ‘Etz Ha-Dat”, che raccoglie le opere dei Maestri della Yeshivà di Amsterdam.
Di particolare fama nel mondo non ebraico godette la sua opera, interamente in spagnolo, “De la Divina Providencia”, che invece nel mondo ebraico suscitò forti opposizioni perché sospettata di simpatie spinoziane, ma Rabbì Tzevì Ashkenazì di Amsterdam (il “Chakhàm Tzevì”), interpellato dai detrattori del Netto, lo difese a spada tratta, definendolo addirittura “Chakhàm Kolèl” (sapiente universale) nel suo libro di responsi, cap. 18.
Scrisse ancora alcune composizioni apologetiche in spagnolo ed alcune poesie d’occasione. Morì il 25 Tevèth 1728, rimpianto ed onorato.
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