Gli alberi
Tutti gli alberi comunicano fra loro. Tutti gli alberi conversano con tutti gli esseri viventi. Avvenne che un uomo sradicò il suo frutteto, ed ecco si alzò un vento tempestoso che lo ferì.
(Midrash Bereshìt Rabbà 13, 2)
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Tutti gli alberi comunicano fra loro. Tutti gli alberi conversano con tutti gli esseri viventi. Avvenne che un uomo sradicò il suo frutteto, ed ecco si alzò un vento tempestoso che lo ferì.
(Midrash Bereshìt Rabbà 13, 2)
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A volte nel mondo si scatena l’inferno, e così le nostre speranze si infrangono, la nostra fede rimane scossa, siamo assaliti da dubbi e interrogativi assillanti. Miracolosamente, però, alla fine il tanfo della tragedia si dissolve e la vita continua. I Maestri dicevano così:”Quando il Leviathan ha fame, esso emette dalla bocca un fuoco ardente che fa ribollire le acque piu’ profonde, se non fosse per il Leviathan che infila la testa nel Giardino dell’Eden, nessuno potrebbe sopravvivere al tanfo del suo alito”.
(Talmud Babilonese Baba Batrà 75b)
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Insieme ai cambiamenti annuali nelle stagioni delle varie piante della terra e nel periodo in cui giungono a maturazione, vi sono anche cambiamenti innati nell’anima di tutte le creature. Così, le creature nate in un particolare anno non assomigliano a quelle nate in un anno diverso. E tu non sei il medesimo in inverno ed in autunno. I cambiamenti di umore sono spesso avvenimenti naturali quanto i cambiamenti stagionali.
(Rabbì Avraham Ibn Daud sul Sefèr Yetzirà 3, 4)
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La terra è un organismo vivente. Essa ha sentimenti, ed essa ha reazioni. Essa ci accetta o ci respinge, a seconda di come noi ci comportiamo su di essa. anche le medicine che provengono dalla terra sono capaci di guarirci solo quando la terra è in pace, non quando vi è conflitto su di essa.
(Rabbì Nachman di Breslav in Likuté Moharan n.277)
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L’anima si manifesta nella persona come “Neshamà”, il soffio vitale, cioè la coscienza; “Rùach”, lo spirito, è l’emozione; e “Nèfesh”, l’integrazaione del corpo, è il nutrimento dell’anima. Le tre manifestazioni dell’anima accendono la persona come il fuoco illumina una lampada. Nèfesh è lo stoppino, Rùach l’olio e Neshamà la fiamma. Come è scritto (Proverbi 20, 27): “Lo spirito dell’uomo è una fiaccola del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore”.
(Tikune ha-Zohar f.14b)
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L’uccellino che ha appena sporcato non è soltanto una creatura della terra come te. La sua anima e la tua anima sono compagne. Vi è una parte di te in lui, e una parte di lui in te. Perchè “le anime degli animali sono scintille dell’anima umana”.
(Rabbì Shlomò Ibn Adereth in Codice di Parma ” fondo de Rossi” 1221, f.288v)
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Noi esistiamo in quattro regni contemporaneamente. Tutti e quattro sono fasi simultanee, eppure ciascuna di esse è una traduzione dell’altra. in altre parole, mentre leggi queste righe tu vieni pensato, posto in essere, plasmato, inciso, scolpito, scosso, animato e mosso.
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Qualsiasi parvenza di assenza di Dio è dovuta esclusivamente alla densità degli strati di copertura fisica che mascherano la divina presenza in quella persona, luogo o situazione. Più la copertura che cela la divina presenza è densa per la natura profana della circostanza, più diviene difficile sperimentare la presenza del divino in quel momento o in quel luogo. Ma più ci si avvicina allo spirito, migliorando se stessi da un livello all’altro, più la propria esperienza della divina presenza si fa chiara. Allora la densità della copertura inizia poco a poco a diventare talmente sottile che si sperimenta il puro amore di sé e del Creatore.
(Rabbì Nachman di Breslaw in Likutè Moharan 33, 2)
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L’inizio è l’ultima, singolare unità che non viene rivelata, e attraverso cui l’Inconoscibile Infinito ha creato due universi celati. E con che cosa sono stati formati questi due universi? Con quel singolo punto celato chiamato Inizio, cioè la Sapienza, di cui sta scritto (Salmi 104, 24): “Tutto Hai fatto con saggezza”. E questi due universi non sono stati rivelati finché l’Inconoscibile Infinito non li ha rivestiti di due abiti. E quali sono questi due abiti? Il cielo e la terra.
(Tikunè ha-Zohar f. 63)
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Rispondi agli insulti con il silenzio. Quando qualcuno ti ferisce, non ripagare con uguale moneta. Allora sarai degno di stima autentica, una stima che è stima interiore, una stima che viene dal cielo.
(Rabbì Nachman di Breslaw in Likutè Moharan 1, 6)
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Ricorda sempre: Non ti viene mai dato un ostacolo che tu non sia in grado di superare.(Rabbì Nachman di Breslaw in Likutè Moharan 2, 46)
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Le parole hanno un grande potere per risvegliare una persona spiritualmente. Rivolgiti a Dio con parole tue. Componi tu stesso le tue preghiere. Allora le tua anima sboccerà e la tua capacità di meditare sarà stimolata.
(Rabbì Nachman di Breslaw in Likutè Moharan 2, 98)
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Cerca il sacro nell’ordinario. Cerca lo straordinario nella routine. Il Cantico dei Cantici non è forse al tempo stesso un poema d’amore ed il più santo di tutti gli insegnamenti? (Rabbì Nachman di Breslaw in Likuè Moharan 1, 243)
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Sii come Dio e non cercare i difetti e i punti deboli delle persone. Allora sarai in pace con tutti.
(Rabbì Nachman di Breslaw)
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Ricorda: niente genera completezza nella vita più di un profondo respiro.
(Rabbì Nachman di breslaw in Likutè Moharan 1, 8)
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Quando si concentra la propria mente su qualcosa, anche sul denaro, questo qualcosa si manifesterà. Ma ci si deve concentrare solamente con la mente, non con gli altri sensi del corpo. La mente è così potente che si può arrivare addirittura sulla soglia della morte meditando sul morire, al punto che il pensiero provoca la vera esperienza del morire. Perciò, se è utile fare questa meditazione come modo per prepararsi ad una situazione necessaria di martirio, si dovrebbe prestare attenzione a non rimanere in questo stato troppo a lungo per non rischiare di morire prematuramente, Dio non voglia. (Rabbì Nachman di Breslaw in Likuté Moaran cap. 193)
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ll flusso delle benedizioni dall’alto scende su di noi in forze e quantità commisurate ai nostri desideri e ai nostri sforzi di attirarlo di sotto. E’ un pò come il latte del seno materno, abbondante e pronto a sgorgare, ma solo nella misura in cui il neonato è deciso a succhiare. Allo stesso modo, se noi non attiriamo attivamente su di noi il flusso delle benedizioni, ne riceviamo solo qualche piccola goccia. Mentre se noi apriamo pienamente il nostro cuore con fede e determinazione, riceviamo le benedizioni in ricca quantità.
(Kitzur Sefèr Yonat Ilèm, n. 22)
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