Rabbini

21 Heshvan 5785

Arte

La maggior parte dei nostri desideri mentre ci portano alla vita culminano anche con la morte, come accade per il miele e per il vino. Maggiore è il miele, minore è l’effetto del vino; maggiore è il vino, minore è l’effetto del miele. Per mantenere vivo il desiderio non lo si deve portare al massimo, nè lo si deve lasciare sedimentare, ma occorre sempre mantenerlo dinamico. Così il Maestro si dà da fare nutrendo chi ha fame e sete di sapienza finché questo suo desiderio è sazio. Nel farlo, però, il Maestro diviene sempre più debole e viene privato di tutte le energie, e deve ritornare al luogo del potenziale per rifornirsi di energia e di potere. E così via, avanti e indietro, avanti e indietro, come gli spiriti ritratti nella visione del Profeta Ezechiele (1, 14). Il Maestro deve passare dal potenziale alla realizzazione e viceversa, avanti e indietro, avanti e indietro. Così tutto ciò che è allo stato potenziale viene attirato allo stato della manifestazione e dallo stato della manifestazione di nuovo allo stato potenziale. Perciò, non vi è anelito creativo senza un’arte conseguente, e non vi è arte tranne quella che l’artista trae dall’ispirazione. Così, tutto ciò che vive è arte, e tutto ciò che è arte vive.

(Rabbì Avraham Abulafia in Sefèr ha-Cheshèk 3, 6)

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