Ghereshòn Gentilli
Rabbì Ghereshòn Gentilli, non giunse mai al titolo rabbinico, dato che morì giovanissimo, ma fu comunque considerato un grandissimo studioso. Era nato a Gorizia il 13 Adàr 1683, e fin da piccolo eccelse negli studi. Di tutto ciò che studiava teneva diligente nota. Era particolarmente versato nella produzione poetica: scrisse infatti il “Yad Charuzìm”, un rimario ebraico composto “per i poeti ebrei smarriti e per gli scrittori fini di espressioni e poesie dedicate al Signore che dà forza”, suddiviso in ordine alfabetico distinto per accenti tonici, con una prefazione nella quale sono presentati dodici principi dell’arte poetica, che dimostrano una grande abilità.
Oltre a studiare con suo padre, Rabbì Moshè Gentilli, studiò anche nella Yeshivà “Marbè Torah” della Comunità di Gorizia.
Nel 1699 una pestilenza si portò via, tra gli altri, anche il giovane Ghereshòn, non ancora diciassettenne. Suo padre pubblicò postumo il libro “Yad Charuzìm” a Venezia (1700), al quale premise una composizione poetica biografica. Circa una quarantina d’anni dopo, Simchà Calimani di Venezia ripubblicò il testo, lievemente ampliato. Nello stesso volume fu stampata anche una composizione poetica di Ghereshòn sulle 613 mitzwòth secondo la catalogazione del Maimonide, ed un elogio funebre composto da Rabbì Shelomò Nizza. In esso è testimoniato che i Rabbini delle Yeshivòt hanno decretato concordemente che il giovane autore dovesse essere ricordato come “Chavèr de Rav”, e che con questo titolo dovesse essere citato.
Anche suo padre pubblicò alcuni insegnamenti di suo figlio nella sua opera “Melé’khet Machashévet” (Venezia 1710).
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